Valore ai valori

di Arnaldo

Vi è mai capitata una giornata in cui vi sentite sereni? Non felici, ma in uno stato in cui tutti gli impegni sono stati assolti e avete tempo da dedicare a voi stessi e agli altri. So bene che in questi giorni essere sereni sembra una utopia: mille cose da fare con il tempo che corre imperterrito e pensieri che rimbalzano nella nostra mente come palline. Stop!
Arrivano quei momenti, in cui ti imponi una fermata obbligatoria per riflettere su quello che ti accade intorno, per analizzare le persone e te stesso, per riuscire a comprendere il modo migliore per andare avanti e soprattutto per prendere in considerazione la tua vita, per trovare soluzioni e per mettere in pratica ciò che la vita ti ha insegnato.
La giornata, nuvolosa e cupa imponeva quasi di rimanere a casa in completo relax, ma non avrei capito il mondo esterno se fossi rimasto chiuso nel mio mondo. Presi un libro a caso, mi munii di un ombrello anche se non era ancora utile, mi abbigliai con vestiti pesanti sapendo che fuori era freddo e mi incamminai per una passeggiata senza meta, senza scopo, solo per osservare.
Abitare vicino ad un parco mi offriva l’occasione di poter incontrare persone di ogni età: bambini e adulti, con tanti e diversi comportamenti e atteggiamenti.
Assorto nei miei pensieri, giunsi nei pressi di una panchina, sulla quale mi sedetti e dopo aver depositato quello che avevo in mano ed essermi acceso una sigaretta, cominciai ad osservare.
Una coppia di ragazzi mi passò davanti, sentii il loro commento: “Deve essere un Testimone di Geova. E’ composto, elegante con una Bibbia in mano”.
Mi osservai. Il libro che avevo preso casualmente, era proprio la Bibbia. Questo faceva comprendere come la gente era abituata ad etichettare le persone e marchiarle. Non ero molto religioso, ma alcuni pensieri di quel libro, che consideravo un saggio di etica, mi avevano aiutato nel tempo ad educare figli e nipoti.
“Non fare agli altri quello che non vorresti venga fatto a te stesso”. Un’ottima regola per la quale vale anche il suo contrapposto: “Fai agli altri quello che vorresti venga fatto a te stesso”.
Mi tornavano in mente i discorsi fatti a figli e nipoti per educarli al rispetto delle regole. Viviamo in un epoca nella quale la libertà, l’immagine e il denaro acquisiscono un valore determinante per identificare qualcuno, come se valori, sentimenti ed emozioni passassero in secondo piano.
Non ho mai ritenuto accettabile una visione del mondo così semplicistica: “Ci vuole
rispetto!”, continuavo a dire a me stesso, ma cosa è il rispetto?
Il rispetto è capacità di ascolto, è sapersi mettere nei panni del prossimo.
La gentilezza, la comprensione, sono rispetto. Tollerare gli errori degli altri è rispetto.
Accettare chi ci sta accanto, sia esso uomo, donna, bambino, di pelle diversa o di credo
differente. Si chiama rispetto. Insegnare ai bambini l’autostima vuol dire educarli al rispetto verso sè stessi. Insegnare l’accoglienza verso chi è diverso o la pensa in modo
opposto, vuol dire orientare al rispetto per gli altri.
Insegnare ai bambini la condivisione vuol dire prepararli a buone relazioni interpersonali.
Queste cose le ho dovute imparare sulla mia pelle, e le ho trasmesse alle persone che mi stavano a cuore, come qualsiasi genitore fa con i figli. Ma continuavo a guardare quello che avveniva intorno a me ed ho cominciato a pensare che invece di amore reciproco fossimo invasi dal menefreghismo e dalla superiorità. Forse i moderni genitori hanno difficoltà ad insegnare, anche se so benissimo che questa è solo una scusante.
A mio avviso, il modo migliore è dar l’esempio.
Manifestandoci empatici con loro, mostrando la nostra capacità di capire appieno il loro stato d’animo. Imparando ad accettarli, a comprenderli, a sostenere le loro scelte, anche quando sono così diverse dalle nostre. I nostri figli hanno il diritto di essere se stessi, senza aver paura del nostro giudizio. Solo così saranno adulti capaci di ricevere e soprattutto di dare rispetto.
Continuavo a guardare intorno a me cosa stava accadendo: i bambini si aggregavano e giocavano con chiunque avesse la loro età e molto spesso non si creavano problemi ad aggregarsi e giocare con chiunque, ma prima di fare una qualsiasi cosa, giravano il loro sguardo verso il genitore per cercare approvazione o negazione. Sapevo benissimo che quei bambini avrebbero avuto una crescita difficile, perché i genitori gli stavano imponendo i loro pregiudizi.
Il rispetto non si pretende, non si chiede. Il rispetto si merita. Troppo spesso si pensa che per farsi rispettare sia necessario alzare la voce, diventare aggressivi, fare paura. Lo si poteva notare dai genitori che da lontano, urlavano: “Non fare così!”, quando il piccolo cercava solo di imitare gli altri per essere accettato dalla comitiva.
“Voglio insegnare a mio figlio che è con la dolcezza, la pazienza e il coraggio che si ottiene ciò che si desidera!”, questo è stato sempre quello che ho detto e predicato a chiunque, figli e nipoti compresi, ma stavo forse sbagliando.
Poco distante da me, due bambini stavano litigando a parole e strattoni, un gioco con il quale volevano giocare entrambi, quando uno dei due esercitò una forza maggiore e stese a terra l’altro. Stavo per intervenire, quando vidi un adulto accorrere, probabilmente il padre del bambino caduto, e mi fermai.
Il padre si avvicino e cominciò ad inveire contro il figlio:
“La prossima volta difenditi: fai come lui ha fatto con te!”.
Rimasi sbigottito ed inorridito da quelle parole. Personalmente, non credo proprio che questa sia la giusta via da insegnare, ma forse sono troppo vecchio o arcaico, come amano definire i giovani chi dà un alto valore a certi comportamenti “Siamo l’esempio e il coraggio dei nostri figli!”, stavo per gridare. Abbiamo il grande onere e l’onore di crescere le generazioni future. In un mondo che cambia velocemente, dove le regole si modificano di continuo, ma con un solo grande problema: la mancata capacità di comprendere. Non esiste più l’empatia. Esiste solo la confusione e la paura!
Come era mia abitudine estrassi dalla tasca un piccolo blocco note ed una penna ed utilizzando la Bibbia come sostegno comincia a scrivere alcuni valori che consideravo importanti.
Primo punto: La gentilezza. È un valore che viene appreso, che si impara, che non si eredita. I bambini, già da piccolissimi, dovrebbero imparare a essere gentili nei confronti di chi li circonda e il nostro esempio non può che aiutarli.
Secondo punto: Il rispetto, inteso come empatia, come accettazione dell’altro, come capacità di ascolto. Anche quando non condividiamo le scelte o le opinioni di chi ci sta accanto. Insegnando loro a mettersi nei panni dell’altro. Trasmettendo ai nostri figli che questa è la chiave per fare le vere amicizie, per convivere serenamente.
Terzo punto: la generosità. È importante insegnare ai bambini la generosità, concepita come l’intenzione di essere utile all’altro. Già dall’infanzia è fondamentale che i piccoli imparino a essere generosi, a condividere ad esempio i loro giocattoli con altri coetanei. Poco a poco riusciranno a interiorizzare questo valore essenziale, facendolo proprio un domani nella loro vita da adulti.
Quarto punto: l’amicizia. Uno dei valori più importanti che un bambino deve sviluppare
già dall’infanzia è proprio l’amicizia. Imparare a fare amicizia, ma soprattutto sapere come prendersi cura degli amici, come aiutarli ad essere migliori. Il nostro esempio più che mai, fa la differenza: se non crediamo nell’amicizia, se non sappiamo fidarci o affidarci a chi ci tende la mano, difficilmente riusciremo a trasmettere ai nostri figli questo principio vitale.
Quinto punto: l’umiltà. È uno dei valori fondamentali nell’educazione dei nostri figli. Insegnare loro a essere umili non vuol dire sottostimarli o privarli della sicurezza. Trasmettere loro il valore dell’umiltà significa aiutarli a non sentirsi superiori a nessuno e ad accettare i propri limiti, pur considerandoli una sfida per migliorare. Un bambino umile sarà sicuramente più felice, perché imparerà ad apprezzare le piccole cose, quelle che nella vita contano davvero.
Sesto punto: rispetto per la diversità; dovremmo incoraggiare i bambini a rispettare la diversità, intendendola in qualsiasi forma. Diversità di pelle, di cultura, di religione. Ma soprattutto diversità di opinioni.
È necessario che i piccoli capiscano fin da subito che al mondo non siamo tutti uguali e anche il diverso va rispettato e compreso.
Una volta scritte queste poche cose , mi alzai e mi diressi verso il genitore, per consegnargli quel foglio, che mi sembrava fondamentale.
“Mi perdoni.. scusi…”, gridai per attirare l’attenzione del genitore, “ volevo solo chiedere un minuto della sua attenzione per rendere migliore la vita di suo figlio, cominciando ad insegnargli questi pochi valori.”
Il genitore, mi strappò il foglio di mano e dopo essersi letto quelle poche parole, lo gettò ed inveì contro di me, dicendo: “Lei impari a farsi i fatti suoi! Io, mio figlio, lo cresco come voglio e non sopporto le persone che credono di saperne più di me. Lui farà quello che dico io. In questo mondo, ci vuole solo la forza per imporre la propria volontà sugli altri“.
Cominciai a capire e comprendere le motivazioni per cui il mondo stava disgregandosi ed ero inerme.
“Mi scusi per averla importunata… “, dissi e mi allontanai. Osservai per un ultima volta il viso del piccolo, rigato dalle lacrime e gli sorrisi, poi mi allontanai. Non mi sarei mai aspettato che quel bambino in futuro, una volta diventato adulto, mi avrebbe riconosciuto e incontrandomi sarebbe venuto da me con un foglio, dicendomi :”Grazie per avermi fatto diventare migliore”.
Era il foglio che il genitore aveva gettato a terra, quel lontano giorno.