Bella vita, al passato!

Durante l’adolescenza, sono cresciuta raccogliendo e vivendo tutti gli input che mi passavano: la società, la televisione e la famiglia.
La società e la tv cercavano di vendere e fare acquistare beni di lusso che rappresentavano uno status sociale sicuro, forte e potente.
Macchine di lusso, gioielli e orologi firmati, vestiti di marche importanti, ti dovevano identificare. Lo status costava e attirava gente.
Era facile venire conquistati da un simile agio perché ciò che costa ti fa meritare successo.
Io non ho mai creduto in queste cose e non ho mai avuto troppi soldi per comprarmele.
Non ero una ragazza che si fermava alla facciata, anzi scavavo per capire la vera essenza delle cose, per arrivare ad una sorta di verità.
Allora, come un qualsiasi essere ho cercato rifugio scappando da tante domande e da poche spiegazioni creandomi una vita parallela; forse anticipando (troppo presto) le tappe della mia crescita, evitando la folla che si uniformava dando origine a tanti beni, ma a tanto vuoto dentro.
Ero brava a mascherare questo distacco e forse davo l’impressione di essere una ragazza che andava dietro agli altri.
La musica mi distingueva e univa allo stesso tempo.
Io sono del ’77 e ho vissuto sulla mia pelle le musicassette piene di rock irriverente brittanico, la musica afro della Melody Mecca, l’hardcore-tecno della piramide di Riccione, la house-dance del Cellophane di Miramare, le discoteche del lungomare piene di stranieri in estate.
Ho vissuto anche i parchi, era bello scrivere sulle panchine.
Era bello vivere fuori dove regnava la legge del divertimento e della libertà.
Avevo scelto anch’io una sorta di bellavita, ma non aveva etichette importanti.
Non sono mai stata in vendita e non ho scambiato i miei ideali per soldi o favori.
Credo che non sia mai troppo tardi per ricredersi sui falsi valori, occorre solo abbbandonarli e sostituirli con qualcosa che ti rappresenta veramente.

di Claudia

dis cla233