La fine della fine dell’anno

Gli anni non scorrono. Se ne stanno lì. Almeno è quello che da qualche istante ho iniziato a pensare – ricordandomi all’improvviso di dover scrivere questo pezzo. Siamo noi che corriamo incontro agli anni, che gli andiamo addosso, attraverso. Semplicemente perché non sappiamo cos’altro fare. E questa nostra mancanza di consapevolezza, questa sorta di corsa insensata, creano lo scorrere del tempo. Come dire: prigionieri di noi stessi.

Così, anche quest’anno alla fine di questo medesimo anno (ma potrebbe essere la fine, che so, del 2098…), cercherò di non farmi travolgere, di non farci caso, grazie al trucco un po’ naïf di prendere ciò che viene così com’è. Certo, anche la mia intenzione è una speranza. Ma pazienza. Lo so bene che non voglio vivere di speranze, desideri illusori incastonati nel tempo come trappole subdole, come film imaginari che non hanno più spettatori ma solamente attori: «Buon anno e tante belle cose!» recitiamo con assoluta spontaneità. No, con l’anno nuovo che arriva non voglio avere nuove speranze, continuerò semmai a recitare la mia parte più o meno volontaria in questa vecchia vita.

Ma perché mai lamentarsi? La fine dell’anno, in fondo, non fa altro che separare il niente dal niente. E soprattutto, nulla accade di veramente nuovo. L’anno nuovo altro non è che la ripetizione dei soliti incartapecoriti mantra: crisi economica, crisi dei valori, crisi sociale, crisi delle relazioni, crisi dell’identità, crisi della crisi… E sono quelli, forse, l’unica cosa per cui avrebbe senso brindare, cantando magari: «Viva le certezze!» Anche se fanno male, se feriscono, se non ci lasciano vivere in pace. È il mai desueto masochismo della Storia.

Dunque, alzerò come tutti il calice colmo di acqua minerale gassata, se sarò ancora sveglio a mezzanotte, felice della mia grande originalità. Allegramente saprò che niente cambierà, perché domani, il nuovo anno o quello che è, è già stato. E se solo avessi il coraggio di capire che persino in ciò che sto facendo – come per esempio la stesura di queste righe senza senso – non c’è durata… beh, sarei già messo molto bene.

E dunque, di tutto cuore… auguri a tutti! Che possiate avere in tutti gli anni che sono stati, e in quelli che fingeranno di arrivare, proprio quel coraggio particolare che non aspetta medaglie e riconoscimenti e ci fa dire: «Siamo qui.» E auguro, a tutti e a me stesso, di godere della fine dell’anno come se fosse una cucitura che ci attraversa il cuore e lì serenamente… svanisce. Buon anno!

Sergij

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