Tempo di emozioni

di Arnaldo

Tic.. tac.. tic .. tac … il rumore delle lancette scandiva il tempo dell’accumularsi dei pensieri.

Il suo animo non era sereno, ma come sua abitudine, era abile a nascondere bene le sue turbolenze. Giacomo era seduto sul divano, ma non riusciva a rilassarsi: le sue mani continuavano a tamburellare sul bracciolo.

“Cosa sta succedendo al mondo?”–, era la domanda che continuava a rimbalzargli in mente: aveva visto il telegiornale per essere al corrente di quello che stava accadendo nel mondo.

Il ricordo del fratello lo tormentava, cambiava canale per non ascoltare perché ignorando, pensava che tutto intorno a lui, potesse andare bene e talvolta aggiungeva la frase:-“A me… non interessa nulla!”.

Giacomo pensava a quanto fosse piccolo il mondo ed a quanto quella piccola scatola parlante potesse renderci partecipi. Pensava a quei 140 milioni di cattolici perseguitati sparsi nel mondo: le loro famiglie vengono perseguitate ed i loro bambini trucidati, solo perché la loro fede è diversa da quella usuale alle persone che li circondano.

Pensava a quei carabinieri a Nassirya che furono uccisi, mentre con speranza ed umiltà compivano il loro dovere: “ In fondo, non dovevano neppure esserci….”, esclamò.

Continuava ad struggersi: “Cosa diranno a quel bimbo trovato nel cassonetto della spazzatura, quando crescerà?”.

Faticava a trattenere le sue emozioni, ma continuava a credere che se si fosse messo a piangere o si fosse arrabbiato non sarebbe riuscito a risolvere nulla. Pensava a quel padre di famiglia, che si era suicidato perché non riusciva a dare lo stretto necessario ai suoi figli.

Una domanda lo tormentava: “Cosa avresti fatto, se ti fossi trovato nei loro panni?”. Inizialmente il suo pensiero era quello di farsi giustizia da solo, perché non avrebbe trovato pace ed avrebbe cominciato a seminare morte.

Proprio in quel momento gli sovvenne alla mente un uomo, che circa duemila anni fa venne flagellato e crocifisso perché voleva cambiare il mondo, perché confidava in ogni persona, vivendo per amore del prossimo e volendo che ciascuno di noi si nutrisse di quell’amore.

Un tempo, quando non esisteva la possibilità di essere aggiornati in tempo reale, pensava che queste cose non potevano appartenerci: invece ora sono parte di noi.

Il messaggio di quell’uomo chiamato Cristo era che dovremmo cominciare a pensare agli altri, che al giorno d’oggi sono parte di noi, perché comunichiamo con loro in qualsiasi momento. Specchiarci negli occhi del prossimo per ritrovare il riflesso di noi stessi.

Giacomo sapeva che quello era un arduo lavoro e che non tutti sarebbero riusciti a compierlo, ma si doveva provare nel proprio piccolo a pensare con la testa degli altri, per capire, comprendere e rimediare a certi errori.

“Papà… svegliati! Cosa succede?”, gridava una voce femminile.

Giacomo si svegliò e osservando la figlia in piedi davanti a lui la strinse a sé, dicendo:-“Grazie a Dio, ci sei tu vicino a me, cara figlia mia! Nel mondo, troppe persone non capiscono di cosa si ha bisogno. Tu sei la mia luce!”.