di La Virgola
Mokṣa , sostantivo maschile della lingua sanscrita dal significato di “liberazione”, “affrancamento”, “emancipazione”, “salvezza”. Mokṣa è uno dei cardini delle dottrine religiose e spirituali dell’India, comune a tutte le correnti e tradizioni dell’induismo, al giainismo, al sikhismo, e affine al nirvāṇa del buddhismo. Questo termine ha più di 2500 anni. L’italiano è una lingua indoeuropea, cioè viene anche dal Sanscrito. Ecco , Mokṣa esprime il significato e concetto più completo della parola “Liberazione” da cui deriva la parola Libertà.
Ciò che è al di là di casta e credo,famiglia e lignaggio, privo di nome e forma, merito e demerito, trascendendo lo spazio, il tempo e l’oggetto dei sensi che Brahman, termine sanscrito. usato nella filosofia indiana solo al singolare per indicare l’unica realtà che pervade o trascende, a seconda delle scuole, il mondo fenomenico (in questo secondo caso considerato illusorio), sei tu: medita su questo nella tua mente (Verso 254).
— Vivekachudamani, 8th Century CE
Ora veniamo a noi che ogni giorno cerchiamo di liberarci di e da: persone, paure, sensazioni, afflizioni, piaceri, bisogni, desideri, ideologie, condizionamenti, illusioni e chi più ne ha più ne metta.
Veniamo ancora a noi, piccoli esseri a due gambe, imprigionati in questo corpo soggetto alle percezioni sensoriali. Un ammasso di carne che può morire da un secondo all’altro, così senza preavviso
Inoltre siamo spesso costretti ad avere le paure continue di superare i limiti a cui questa società e il nostro corpo ci costringono.
Ebbene, liberi da o liberi di?
Scoprire che quasi tutto il nostro agire è una fuga dalla paura della morte non è una gran bella scoperta, diciamolo; comprendere che il nostro agire verso la Libertà, cercando di liberarci dai tanti vincoli quotidiani, sia sociali che corporali, ci porta spesso dentro prigioni ancor peggiori.
Spesso ricercando la libertà diventiamo tossicodipendenti, o dipendenti da affetti, sostanze, situazioni, sport, ecc.
Quindi siamo sempre prigionieri? Credo proprio di sì. La differenza sta nel esserne consapevoli o no, e nel praticare alcune tecniche mentali e corporee per diventare più sereni, o meglio più liberi dalle nostre dipendenze ed errate concezioni di libertà.
A mio parere la vera Libertà è libera da pregiudizi perchè i nostri sensi non si aggrappano a nulla. E’ povera, di tutto e tutti. E’ spartana, ha pochi bisogni, ma grandi occhi per vedere e gioire, tanti odori da annusare, volti da dipingere, braccia per toccare, labbra per sorridere e baciare, voci melodiose o terrificanti.
Essere liberi è attraversare ed essere attraversati da tutte le emozioni proprie ed altrui, vivendole con onestà e sincerità.
Essere liberi è sostare in una amorevole solitudine aperta alla legge della non violenza
Anche lo scrittore Aldous Huxley si diede da fare, come tanti artisti, verso la ricerca della Libertà. Scrisse un libro intitolato “Mokṣa. Scritti sulla psichedelia e sull’esperienza della visione”.
Egli sperimentò in prima persona gli effetti della mescalina, una sostanza allucinogena ricavata da un cactus che i nativi americani usavano nei loro riti sciamanici. Lo scrittore arrivò così a vedere una nuova essenza delle cose, anticipando di decenni le future acquisizioni delle neuroscienze sulle potenzialità della mente umana: esperienze che Huxley avrebbe cercato di spiegare in molti dei suoi scritti successivi. Questa antologia raccoglie quei testi, profetici e visionari, tratti sia dai romanzi “Il mondo nuovo” e “L’isola”, sia da saggi come “Le porte della percezione” e “Paradiso e inferno”, sia da articoli, interviste, discorsi, lettere. Le parole di Huxley contengono un invito, ancora oggi attuale, a liberarsi (“moksha”, in sanscrito, significa appunto “liberazione”) dai condizionamenti culturali della civiltà ipertecnologica e ad abbracciare una visione del mondo mistica e trascendentale le cui esperienze e percezioni ottenute “nell’altro mondo” possono aiutarci a vivere meglio “in questo mondo”, aprendo alle possibilità di una creatività infinita.
Ma è questa la libertà? No, perchè rende dipendenti e schiavi dalle sostanze e dai processi mentali ed emotivi a cui l’uso delle sostanze ci abituano e ci assoggettano. Questo processo vale per tutte le compulsioni, gioco d’azzardo, perfezionismo, sesso, ecc.
Da parecchi secoli vi è una pratica yogica (del ramo yocigo, Raja Yoga) di Patanjali. Gli Yoga Sutra. In vari Sutra spiega bene come la Liberazione dalle sofferenze umane (Mokṣa, Nirvana) non possa essere raggiunta tramite le droghe, le dipendenze, i desideri malsani.
Patanjali dice che la mente umana ha una capacità. Se quella capacità è diretta correttamente, allora qualunque cosa conosciuta è vera o vero. Non ne siamo consapevoli perché non l’abbiamo mai usata, quella facoltà è rimasta inutilizzata. La stanza è buia, tu vai dentro, hai una torcia, ma non la usi, quindi la stanza rimane buia. Continui a inciampare su questo tavolo, su quella sedia: tu hai una torcia, ma la torcia deve essere accesa. Una volta accesa la torcia, immediatamente l’oscurità scompare. E dovunque la torcia sia focalizzata, sai. Almeno quel punto diventa evidente, evidentemente chiaro.
In soldoni, tramite le dipendenze e l’attaccamento ai desideri, credi di liberarti dal tuo stato di schiavo dei sensi e del mondo, ma in realtà stai facendo il contrario. Diventi sempre più dipendente. In realtà le estasi naturali che puoi avere con alcune meditazioni, sono molto più potenti dell’orgasmo sessuale o dell’uso di alcune droghe Ma tu credi che invece l’eccesso sessuale sia la strada, le droghe siano la strada, essere ricco, e così via. In realtà nessuno te lo ha pure insegnato, che la libertà è altro e si raggiunge tramite l’etica, un ambiente sano, il rispetto.
La nostra mente ha una capacità di giusta conoscenza, di saggezza. Una volta che sai come usarla, allora ovunque tu sposti quella luce, viene rivelata solo la giusta conoscenza.
La mente ha anche la capacità di una conoscenza sbagliata. Quella conoscenza sbagliata è chiamata in sanscrito viparyaya: falso, mithya. E hai anche quella capacità. Ad esempio bevi alcol. Che succede? Il mondo intero diventa un viparyaya; il mondo intero diventa falso. Inizi a vedere cose che non ci sono.
Cos’è successo? L’alcol non può creare cose. L’alcol fa qualcosa all’interno del tuo corpo e cervello, crea come un centro che ti fa sentire a posto, stabile. L’alcol ti fa passare l’ansia e ti intossica, tu credi di stare meglio, in realtà credi di essere libero ma invece sei schiavo dell’alcool. La mente ha un centro che può pervertire qualsiasi cosa. Una volta che il centro inizia a funzionare, tutto può essere pervertito.
Oltre al centro e bilanciamento che tu trovi attraverso l’alcool vi è un centro che non conosci, è la retta conoscenza, il volersi e farsi del bene, essere liberi dalla sofferenza psichica inutile per avere una vita serena.
Ecco perché tutti i percorsi salutari, non solo spirituali, sono contro l’alcol e le droghe Non è su basi moralistiche, è che in realtà sembra che l’essere umano in realtà voglia vivere sereno, e ami la bontà, per questo motivo molti usano: la meditazione, vanno a camminare in montagna, fanno volontariato,cercano di essere sereni, sempre più quieti, silenziosi, etici, sani e mangiano bene.
L’alcol come le droghe ad esempio, continuano a fare esattamente il contrario, ti rendono sempre più agitato, eccitato, disturbato. Un tremito entra dentro di te. Se bevi troppo il tuo equilibrio è perso. Non solo nel corpo, ma anche nella mente
Quando ti perdi nella droga o nell’alcolismo, in qualsiasi dipendenza, anche affettiva, per un certo verso ti senti a tuo agio. Almeno tu hai guadagnato un centro – ovviamente è il centro di conoscenza sbagliata, ma sei centrato. Il mondo intero potrebbe dire che hai torto. Non pensi, pensi che tutto il mondo sia sbagliato. Almeno in quei momenti di incoscienza sei centrato, centrato nel centro sbagliato. Ma tu sei felice perché anche mettersi nel centro sbagliato dà una certa felicità. Ti piace, ecco perché alcol e droghe hanno così tanto fascino.
Sono state fatte leggi, proibizioni e tutto, ma niente. A meno che l’umanità non diventi più saggia nulla può essere d’aiuto. Le persone andranno avanti; troveranno nuovi modi e nuovi mezzi per intossicarsi.
Per essere chiari, non solo le droghe danno problemi, ma tutte le tendenze psichiche psicotiche di qualsiasi genere, qualsiasi attaccamento morboso a qualsiasi cosa, persona, ideologia, non attinenti alla realtà delle cose, ai fatti reali.
Probabilmente, essere liberi richiede molto coraggio e un pò di follia.
Libertà è saper stare soli, avere ovviamente lo stretto necessario per vivere, avere una sana affettività, sanità mentale per conoscere il giusto dallo sbagliato, saper pensare, scoprire cosa è sbagliato e cosa è giusto. Ogni momento ci sono scelte e alternative, devi scegliere ciò che è più salutare per te e chi ti circonda.
Essere liberi è molto difficile, richiede tanta volontà e pure molta fortuna. La fortuna di nascere nella famiglia, società, luogo giusto e benevolo nel mondo. Insomma non dipende solo da noi.
Pensandoci bene, essere liberi è non vendersi, non diventare cattivi, continuare, nonostante tutto ad essere brave persone, semplici, umili. Insomma volersi bene anche se non si è perfetti. Essere liberi è mantenere quasi intatto quel nostro piccolo nucleo interiore che definisce chi sei, sempre e per sempre; il nucleo che tu solo conosci, rispetti ed ami. E’ ritrovare la propria integrità ogni sera prima di dormire, lasciare le memorie della giornata trascorsa a se stessi. Sapere chi siamo spogliandoci di ciò che non ci appartiene, non farsi influenzare troppo da chiunque. E’ stare sulla cima della montagna soli, scendere ogni tanto e abbracciare e baciare il primo, la prima che passa, così in silenzio senza chiedere nulla, senza paure; se fosse un bacio ad un lebbroso sarebbe poco sano, ma veramente libero, credo (sarebbe superare una mia paura, baciare un lebbroso).
Si è liberi quando si è lieti perchè non si hanno più tanti timori e paure.