La tratta

Mi chiamo Anna, sono giovane e carina. Purtroppo, la mia famiglia è povera, come la maggior parte della gente che vive qui.
Il mio paese in Bulgaria non offre certo molti svaghi e il lavoro è sottopagato. Così, assieme alla mia amica Elda, quando ci fu proposto di venire in Italia a lavorare, sono scoppiata a piangere dalla gioia.
L’Italia per noi era come il paese dei balocchi per Pinocchio… Con le sue discoteche aperte sino al mattino e il mare con le spiagge riscaldate dal sole tutto l’anno.
Ci chiesero per il viaggio solo i documenti che sarebbero serviti per il lavoro già assegnatoci presso un ristorante. Ci passarono a prendere la sera stessa e, una volta salite in auto, i loro modi gentili cambiarono subito.
Uno di loro tirò fuori una pistola e ci costrinse a spogliarci. Poi iniziarono a insultarci e prima di ripartire ci violentarono.
Arrivammo nel posto concordato dove c’erano altre persone armate e altre ragazze. Alcune avevano il viso tumefatto e le mani legate.
Ci stiparono come sardine nel retro di un camion e così iniziò il lungo viaggio. Una donna ci spiegò il lavoro che dovevamo fare una volta arrivate a destinazione. A chi si rifiutava avrebbero ucciso i familiari.
Ora vivo in Italia e faccio la puttana. La mia amica Elda è morta durante il viaggio – e anche qualcosa dentro di me è morto con lei.

di Quadro

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