E per Bob, detto “Sting” per la somiglianza, per le origini inglesi e per il suo lavoro, fu un vero colpo al cuore vederla, mentre consegnava chitarre elettriche in un negozio del centro di Roma. I suoi ventotto anni gli fecero dimenticare ogni impegno, e il suo
pensiero, unico, divenne solo riuscire ad ottenere il suo numero telefonico.
Il numero telefonico di Tania, così si chiamava.
Ma Tania era l’unica amica della proprietaria del negozio, certa Anna. Gelosa di Tania, rabbiosa delle tante attenzioni che riceveva dagli uomini senza neppure far nulla per ricercarle, vide tutto e capì. E una rabbia furiosa la prese. Verso Bob, verso Tania.
Bob non perse tempo. La sera stessa riuscì ad avere un appuntamento con Tania. Andarono a cena in un posto tranquillo, poi a casa di Bob.
Passarono la notte insieme.
Al mattino Tania uscì senza farsi sentire; Bob si svegliò e si ritrovò solo, e per la prima volta sentì di essere innamorato.
Telefonò immediatamente a Tania, ma il telefono era spento; non perse tempo, decise di andarla a cercare al negozio di strumenti musicali.
Si lavò veloce il volto, si vestì e prese a domandarsi cosa avrebbe potuto portare in regalo a Tania. Aveva in casa una statuina, comprata qualche anno prima in India. Si trattava di una riproduzione in ceramica di due giovani impegnati in una posizione del
Kamasutra, una riproduzione molto particolareggiata.
Giunse al negozio, ma vi trovò solo Anna, Tania non c’era. Anna era molto nervosa, lo accolse in malo modo e lo cacciò fuori dalla porta con tono minaccioso. Bob rimase molto sorpreso, non si aspettava una accoglienza del genere. Uscì dimenticando la statuina nel negozio.
Trascorse tutto il giorno telefonando in ogni momento libero dal lavoro, ma il telefono di Tania era sempre spento. Verso sera, tornò al negozio di Anna. Davanti alla vetrina del negozio un gruppo di ragazzi rideva indicando qualcosa. Si avvicinò alla vetrina: era la sua statuina indiana.
Incurante delle minacce di Anna, Bob entrò deciso e si riprese la statuina dalla vetrina. Ma qualcosa non andava: il piedistallo della statuina era sporco, macchiato di rosso e sbeccato da un lato. Tutto intento ad osservare la statuina, fece appena in tempo a piegarsi e a scattare verso l’uscita, perchè Anna, furibonda, aveva impugnato una Gibson con tutte le intenzioni di colpirlo in testa.
Bob uscì di corsa, preso da un terribile sospetto. Si precipitò in strada impugnando il cellulare, intenzionato a chiamare la polizia. Ma non riuscì a comporre il numero: un’auto stava sopraggiungendo a forte velocità, troppa perchè Bob se ne accorgesse in tempo. Bob ne fu travolto, e morì sul colpo, in strada, con le dita che perdendo la vita lasciavano lentamente la presa dalla statuina indiana.
Il giorno dopo Bob, il ventottenne inglese da tanti anni a Roma, ebbe l’onore del titolo di grido su tutte le cicale di tutte le edicole.
Perchè dopo aver ucciso con una statuina indiana una donna, trovata nel bagno di un negozio di strumenti musicali, si era tolto la vita, gettandosi sotto un’auto.
di Quadro