La carne, roba da ricchi

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Essendo nato in una famiglia numerosa e molto povera, per me la carne è sempre stata un bene di lusso o perlomeno un indice di benessere economico.
Sino all’età di 12/13 anni ho considerato un privilegio da ricchi il poter mangiare filetto, bresaola, fiorentine e persino il prosciutto crudo.
A tal proposito ricordo ancora come fosse oggi, quando da bambino (5-6 anni), in visita da parenti nelle Marche, il padre di mia zia (un vecchio contadino ascolano), tirò fuori un enorme prosciutto, profumato, molto salato, gustosissimo, ed io mangiai a sazietà tante belle fette spesse tagliate con il coltello, fu una vera libidine!
Ma a sbloccarmi psicologicamente dai miei pregiudizi verso la carne furono le mie prime feste de l’Unità, già fuori dai parchi dove si svolgevano, si sentiva il profumo lussurioso, sensuale, afrodisiaco della carne che cuoceva alla brace. Entravo e vedevo queste salsicce sfrigolanti, grondanti di sangue, umori, grasso sciolto. E le costine… uno spettacolo vederle prima fresche, sanguinolente, grasse e piano piano vederle cambiare colore e diventare quasi carbonizzate.
Il mangiarne a uffa, l’allegria della gente, l’ottimismo che si respirava, la speranza che un giorno saremo stati noi a decidere il futuro del nostro paese, beh, … tutto questo in mezzo a tante persone che la pensavano come me, mi ha fatto amare la carne, roba da poveri.

di Gianfranco